Archivio dell'autore: Alèx de Large

Buon Natale da Film che Passione!!!!


La vita è densa di emozioni, speranze e delusioni, amori, affetti, amicizie e tradimenti, e ancora musica, soddisfazioni, sorrisi e lacrime, gioie e turbamenti.

E di film 🙂 . Che replicano le sensazioni e i sentimenti dei loro autori come degli spettatori, con la netta propensione alla confezione di storie positive e a lieto fine capaci di farci sognare a occhi aperti.

Gli autori di “Film che Passione!!!!” condividono con voi questo speciale amore per il Cinema e, per questo Natale 2011,  intendono porgervi un sincero “cinematografico” augurio: che possiate realizzare nella vita reale i vostri sogni, quelli per i quali spesso pagate il biglietto del cinema per poterli anche solo immaginare, i più belli ed appaganti, come in un montaggio di sole scene migliori, come in un film, il vostro, impresso sulla pellicola della vostra pelle e prodotto dal vostro stesso cuore!!

E vi regaliamo dieci minuti di calore natalizio, giusto un’ispirazione, un incipit per la concretizzazione del nostro “cinematografico” auspicio.

Buona visione, tanta gioia e… Felice Natale!!

La deliziosa 13 di dr. House Intervista a Olivia Wilde (sub ita)


Il bambino col pigiama a righe (Recensione di Rosanna Polimeni)



Berlino, anni Quaranta. Bruno è un bambino di otto anni con larghi occhi chiari e una passione sconfinata per l’avventura, che divora nei suoi romanzi e condivide coi compagni di scuola. Il padre di Bruno, ufficiale nazista, viene promosso e trasferito con la famiglia in campagna. La nuova residenza è ubicata a poca distanza da un campo di concentramento in cui si pratica l’eliminazione sistematica degli ebrei. Bruno, costretto ad una noiosa e solitaria cattività dentro il giardino della villa, trova una via di fuga per esplorare il territorio. Oltre il bosco e al di là di una barriera di filo spinato elettrificato incontra Shmuel, un bambino ebreo affamato di cibo e di affetto. Sfidando l’autorità materna e l’odio insensato indotto dal padre e dal suo tutore, Bruno intenderà (soltanto) il suo cuore e supererà le recinzioni razziali.

Lo avevamo visto con Anna Frank, e adesso nel film di Mark Herman, che porta sul grande schermo la storia che John Boyne racchiude tra le pagine dell’omonimo libro “Il bambino con il pigiama a righe”: la Shoah vista con gli occhi di un bambino.

È come se le scene fossero presentate in due tonalità: quella del grigio, quando si inquadra la realtà, e quelle dell’arcobaleno, quando si vedono le cose con gli occhi del protagonista di 8 anni, Bruno, figlio di un gerarca nazista. Vediamo i colori dell’arcobaleno quando, insieme ai suoi amici, Bruno gioca a fare la guerra, mentre vediamo il grigio quando proprio accanto a loro degli ebrei vengono caricati su un camion come bestie. Pian piano i due punti di vista si fondono, e attraverso gli occhi di Bruno vediamo i colori freddi del mondo che lo circonda, quando si trasferiscono nella nuova casa, quando vede il fumo delle ciminiere. Ma per un bambino nulla è più facile del cambiare le cose con la fantasia, anche stando in una casa nel bel mezzo della campagna, accanto a un campo di concentramento che lui trasforma in una fattoria, in cui i contadini sono vestiti sempre con il pigiama e sono contrassegnati da numeri perché stanno facendo un gioco.

È proprio qui che Bruno incontra Shmuel. Nonostante i due bambini abbiano la stessa età, la differenza tra loro è subito evidente, e il piccolo ebreo, costretto a lavorare, sembra più grande e maturo del piccolo tedesco, molto più ingenuo. Mentre il resto del mondo, compresa la sorella, Gretel, di soli 12 anni, pensa alla guerra, Bruno trova il modo di rubare del cibo per il suo amico e andare a trovarlo ogni giorno, ignorando i giudizi del suo istitutore, di suo padre e di sua sorella sulla cattiveria e la diversità degli ebrei, e la loro amicizia cresce.

Un’ottima dimostrazione, a mio parere, di quanto i bambini siano in grado di percepire i significati più profondi e di ignorare quelli più superficiali. È un’emozionante rappresentazione, e ulteriore tentativo (ben riuscito, mi sembra) di dimostrare come la crudeltà di quell’epoca nera e tragica, e della guerra in generale, abbia colpito e segnato non solo quelle che furono le vittime, ma anche i carnefici.

Quando un uomo commette uno sbaglio, spesso sono in molti a pagare. E nostro malgrado, la verità ci viene sbattuta in faccia ogni giorno, come la porta della camera a gas su cui si chiude il film: non saremo mai in grado di ripagare per quello che è stato fatto.

Natale con Woody!!!


Quest’anno il nostro Woody ha ricevuto un gran bel regalo in anticipo. Dopo aver raggiunto la quota di 55 milioni di dollari in patria (mai successo per un suo film) in Italia ha incassato ben 2.203.671,52 euro in 72 ore. Sono stati circa 400.000 gli italiani accorsi in sala a vedere l’ultimo lavoro dell’eccentrico regista “Midnight in Paris” (la nostra recensione qui) invece il film di Fabio Volo “Il giorno in più” da lui sceneggiato ed interpretato che era dato per favorito, considerato il boom del romanzo nelle librerie italiane, ha incassato solamente 1.442.634 €

Facciamo due conti:

Incassi riferiti al week-end di venerdì 2 dicembre 2011

  Midnight in Paris : € 2.203.671,52

Il giorno in più: € 1.442.634

Anche se è amore non si vede (di Salvatore Ficarra, Valentino Picone): € 1.196.774

Urge quindi una riflessione: Cosa è successo, come mai Woody Allen, da regista quasi di nicchia ha riscosso cosi tanta popolarità e infine secondo voi, può Midnight in Paris segnare non la fine ma l’inizio di un cambiamento, intendo qualitativo,  nelle proposte cinematografiche natalizie?

Infernal affairs


Lo so, infernal affairs è una trilogia ma oggi e probabilmente solo in questo caso, ho deciso di parlarne come un unico film, diviso in tre parti. Martin Scorsese ha un grosso debito con il Cinema di Hong Kong, perché il suo film, “The Departed”, accolto come il trionfante ritorno del regista al genere gangster, è il remake anche se di ottima fattura di “Infernal Affairs” di Andrew Lau e Alan Mak, del quale riprende fedelmente la trama, modificandone solo il finale. Mentre Scorsese dilata la storia scoprendo il background dei personaggi, il ritmo di “Infernal Affairs” è molto più incalzante, presentandosi come un film di pura azione i cui protagonisti dall’anima perduta si svelano a poco a poco col proseguire della Trilogia. Il risultato quindi,del film hongkonghese e del suo remake americano si rivela totalmente diverso. Scorsese attinge anche in parte da “Infernal Affairs 2”, ma resta in superficie. In realtà la Trilogia, costruisce un puzzle che, scava nei segreti più torbidi spingendosi sempre più giù nell’abisso e rendendo ancora più labile e confuso il confine tra Bene e Male.

 La Storia racconta della vita incrociata di due infiltrati, uno nella Polizia e l’altro in una Triade, “Infernal Affairs”Vincitore del Far East Film di Udine 2003, è un intricato dedalo di tradimenti , azione e di ribaltamenti psicologici, giostrato su un montaggio serrato e una splendida fotografia che alterna panorami mozzafiato di Hong Kong ad ampie scenografie nude e desolate . I protagonisti, Lau e Yan, si spiano, mandano a monte reciprocamente operazioni pericolose, si trovano ad indagare su se stessi, perdono ogni punto di riferimento in cui riporre fiducia. Attanagliato dai dubbi e dall’ossessione di difendere se stesso, ormai precipitato in una fitta rete di inganni, Lau, l’infiltrato nella Polizia, cambia fronte continuamente rivelando a pieno la sua anima dannata. Ecco ancora una sostanziale differenza che separa “Infernal Affairs” da “The Departed”: mentre quest’ultimo si presenta come un percorso di Giustizia, il primo è, solo apparentemente soffermandosi al capitolo iniziale, una storia di redenzione. Solo al termine della Trilogia, quando si è guardato nel fondo del baratro, si vedrà quanto siano nere le anime di tutti….

 Personalmente, dopo aver visto tutta la trilogia, ho subito pensato…. “Questa avrebbe tutte le carte in regola per diventare una serie tv” Perdonatemi questa piccola variazione sul tema ma effettivamente alla fine del film, i personaggi, già mi mancavano…

Infernal Affairs parla della lotta fra il bene e il male ma alla fine… i vincitori non saranno ne buoni ne cattivi…..

Coloro che commettono i Cinque peccati capitali, cadono in questo inferno per l’eternità, condannati alla suprema e incessante sofferenza. L’inferno continuo comprende tre elementi: tempo ininterrotto, spazio illimitato, sofferenza infinita.