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The Prestige


Nella Londra vittoriana, il prestigiatore Alfred Borden (Christian Bale) è condannato a morte per l’omicidio del collega Robert Angier (Hugh Jackman): il loro odio risaliva a quando Borden si era reso responsabile della morte della moglie (Piper Perabo) di Angier in un numero illusionistico particolarmente rischioso. E la loro rivalità, oltre che dal desiderio di vendetta, era stata alimentata dalla ricerca di trucchi sempre più sorprendenti: finchè, con l’aiuto dell’inventore Nikola Tesla (David Bowie), Angier aveva escogitato un trucco capace di spiazzare anche Borden. Nolan adatta con il fratello Jonathan il romanzo di Christopher Priest e concepisce l’intero film come un complesso gioco di prestigio, in cui lo spettatore ha spesso la verità sotto gli occhi ma non è disposto a vederla. Il puzzle di flashback e di colpi di scena è vertiginoso, ma non è solo un passatempo: dietro le meraviglie agghiaccianti, c’è una riflessione su ciò che si è disposti a sacrificare (i sentimenti, il rispetto della vita) in nome dell’ambizione e dell’eccellenza artistica. E l’ambientazione retro aggiunge precisi risvolti sociali: Angier è un dandy, Borden non riesce a cancellare le proprie origini proletarie. Un grande spettacolo messo in scena sontuosamente, che è bello vedere due volte e più. Cast perfetto: Caine ruba la scena nella parte dell’ingegnere dei trucchi Cutter. Musiche di David Julyan. I consulenti per i trucchi si ripresenteranno in The Illusionist.

Paris, je T’Aime


L’amore per una città, descritto in venti episodi – della durata di cinque, sei minuti ciascuno – diretti da altrettanti registi, fra cui spiccano Steve Buscemi e il nostro Sergio Castellitto. Ci avevano provato quarant’anni fa – con un notevole risultato – alcuni dei registi più accreditati della Nouvelle Vague, producendo Paris Vu par, una dichiarazione d’amore in sei atti che conquistò il pubblico internazionale. A distanza di quasi mezzo secolo ci riprovano venti registi (Joel e Ethan Coehn, Wes Crafen, Gerard Depardieu), mettendosi alla prova con una delle forme cinematografiche più complesse e macchinose: il cortometraggio.  Il Film collettivo ha riscosso molti applausi da parte di pubblico e critica. Piccola curiosità, ogni episodio racconta l’amore visto attraverso i diversi quartieri (arrondissement) che dividono la capitale francese, portando a termine un affresco romantico sulla città incantata che tanto piacerà al nostro pubblico. L’episodio “Parc Monceau” diretto da Alfonso Cuaron, inoltre, è girato in un unico piano sequenza. Un giro turistico verso l’amore.

” Love is in the air everywhere I look around
Love is in the air
Every sight and every sound… ”

“L’amore è nell’aria ovunque mi guardo intorno”

Premetto che non sono un amante dei film “Sdolcinati” o di quelli che parlano di un amore D.O.C, standardizzato per intenderci. Per questo motivo mi sento di straconsigliarvi questo film, lo reputo un capolavoro…e come tanti altri capolavori purtroppo ( o per fortuna)..non è mai arrivato in Italia se non con una versione sottotitolata. Per fortuna perchè, vedere questo film in lingua originale è un esperienza unica e credo che la stessa lingua francese attribuisca all’opera un estetica visiva e sonora unica.

Come dicevo prima non amo i film “sdolcinati” e questo film non lo è per niente nonostante parli sempre e solo d’amore; Un amore che come un soffio di vento vaga per gli arrondissement francesi assumendo sempre una sfumatura diversa, un sapore un odore diverso come diversa è la situazione che di volta in volta ci troveremo ad osservare. Ho visto recentemente questo film ed ho apprezzato ogni singolo istante della pellicola anche se ovviamente, essendo il film composto da 20 cortometreggi, alcuni li ho preferiti ad altri.

Non solo vi invito alla visione di questo film ma mi farebbe piacere sapere quale, dei 20 corti, è il vostro preferito.

Buona visione

Offside (da Patrizia Cimino)


di Patrizia Cimino

Offside – (2006) Jafar Panahi
Nel giorno della partita di qualificazione per i Mondiali di calcio fra Iran e Bahrain, una ragazza cerca di mimetizzarsi in mezzo a un pullman di tifosi per riuscire ad entrare allo stadio, dove le iraniane non sono ammesse per questioni di buoncostume. Dopo aver acquistato a caro prezzo u…n biglietto da un bagarino, la ragazza osserva le varie strategie adottate dalle tante altre donne presenti per riuscire a eludere la sicurezza. Solo che, una volta varcati i cancelli, viene presa dal panico e riconosciuta dai militari che la conducono in una zona di detenzione situata nell’ultimo anello dello stadio, dove anche altre ragazze smascherate sono in attesa di essere prelevate dalla polizia….
Il film di Panahi esce dopo 5 anni dalla realizzazione. Per girarlo il regista ha dovuto consegnare una sceneggiatura falsa, fare riprese di nascosto, comportarsi proprio come le protagoniste della storia. Panahi è segregato dal 2010, con il divieto di lavorare e rilasciare interviste per i prossimi vent’anni. Tutti i Festival più importanti nella giuria gli riservano una sedia vuota.
E’ un piccolo film ma bello, lo consiglio vivamente. Panahi decise di raccontare questa storia la volta in cui, applicando una legge non scritta, i militari in servizio a uno stadio impedirono a sua figlia di entrare. I motivi del divieto sono riconducibili alle spiegazioni che danno i militari alle ragazze “Non potete sedervi a fianco degli uomini”, ” Là dentro si impreca, non potete ascoltare”, “Cosa potete capirne?”.
L’obiezione di una di loro è : ” Ma quando venne a giocare il Giappone lasciaste entrare le giapponesi. Dunque la mia maledizione non è essere donna, ma donna iraniana”.
Emblematica la scena delle ragazze chiuse in un recinto da un ufficiale che, non a caso, parla del bestiame di cui si occupava da civile.
Il finale può sembrare ingenuo, ma con la fantasia e la speranza si può oltrepassare la dura realtà.
Orso d’argento al 56° Festival di Berlino

Una delle ragazze vuole assistere alla partita per un motivo particolare: un suo amico era morto, nella calca impazzita scatenata da un intervento militare dopo il match con il Giappone. La citazione dell’episodio non è casuale : i morti, si disse, furono 7. Nelle fotografie ufficiali :6. L’assente sarebbe stata una ragazza. Invisibile.

L’Amico di Famiglia



Geremia de’ Geremei (Giacomo Rizzo) ha settant’anni. Vive in una cittadina dell’Agro Pontino ed è proprietario di una piccola sartoria. Brutto e sgraziato vive in una casa buia con la madre paralizzata. La sua vera fonte di guadagno (rigorosamente depositato in cassette di sicurezza) è però l’usura.