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Il Mistero di Sleepy Hollow


New York, 1799: l’impressionabile detective Ichabod Crane (Johnny Depp) è inviato nel villaggio di Sleepy Hollow, dove una serie di omicidi viene attribuita al fantasma di un cavaliere senza testa (Christopher Walken) che dacapita la gente. E intuisce che la chiave del mistero è nella famiglia del ricco Van Tassel (Michael Gambon), della cui figlia Katrina (Christina Ricci) si innamora anche se potrebbe essere una strega.
Burton parte dalla classica Leggenda della Valle Addormentata di Washington Irving (che aveva ispirato l’omonimo disegno animato Disney) per dare forma al mondo gotico a lui caro, dove si fondono romanticismo e gusto del macabro. Ma ormai si diverte soprattutto ad accumulare citazioni e omaggi (a Mario Bava in primo luogo, e poi a Corman, Vincent Price [cui allude Landau] e Barbara Steele [cui allude Lisa Marie]). Il risultato è spettacolare e al tempo stesso raffinato, manierista, pieno di virtuosismi di regia. La sceneggiatura (assai travagliata) è di Andrew Kevin Walker, che condivide il soggetto con Kevin Yagher; la fotografia di Emmanuel Lubezki, la musica – come sempre – di Danny Elfman. Oscar alle scenografie di Rick Heinrichs e Peter Young.

Pulp Fiction


“Ezechiele 25.17: “il cammino dell’uomo timorato è minacciato da ogni parte dalle iniquità degli esseri egoisti e dalla tirannia degli uomini malvagi. Benedetto sia colui che nel nome della carità e della buona volontà conduce i deboli attraverso la valle delle tenebre; perché egli è in verità il pastore di suo fratello e il ricercatore dei figli smarriti. E la mia giustizia calerà sopra di loro con grandissima vendetta e furiosissimo sdegno su coloro che si proveranno ad ammorbare ed infine a distruggere i miei fratelli. E tu saprai che il mio nome è quello del Signore quando farò calare la mia vendetta sopra di te.” Ora, sono anni che dico questa cazzata, e se la sentivi significava che eri fatto. Non mi sono mai chiesto cosa volesse dire, pensavo che fosse una stronzata da dire a sangue freddo a un figlio di puttana prima di sparargli. Ma stamattina ho visto una cosa che mi ha fatto riflettere. Vedi, adesso penso, magari vuol dire che tu sei l’uomo malvagio e io sono l’uomo timorato, e il signor 9mm, qui, lui è il pastore che protegge il mio timorato sedere nella valle delle tenebre. O può voler dire che tu sei l’uomo timorato, e io sono il pastore, ed è il mondo ad essere malvagio ed egoista, forse. Questo mi piacerebbe. Ma questa cosa non è la verità. La verità è che TU sei il debole, e io sono la tirannia degli uomini malvagi. Ma ci sto provando, Ringo, ci sto provando, con grande fatica, a diventare il pastore.”
(Jules Winnfield/Samuel L. Jackson)

Una serie di storie che si intersecano a Los Angeles: 1) due balordi (Tim Roth e Amanda Plummer) stanno per fare una rapina in una tavola calda. 2) Due killer spietati , Vincent Vega (John Travolta) e Jules Winnfield (Samuel L. Jackson) recuperano una misteriosa valigetta, puliscono la loro macchina sporca di sangue con l’aiuto di Wolf (Harvey Keitel), e finiscono proprio nel locale dove i due balordi fanno la rapina. 3) Vincent porta a ballare Mia (Uma Thurman), la moglie del capo Marsellus Wallace (Ving Rhames): ci finirà a letto? 4) Il pugile Butch (Bruce Willis), anziché andare a terra in un incontro truccato, uccide il suo avversario e tenta di fuggire da Marsellus: ma finisce assieme a lui nella tana di due assassini sadici.
“Pulp fiction” significa narrativa da quattro soldi, a base di sesso e violenza: ma Tarantino, da cinefilo che ama le citazioni, non prende nulla sul serio, e sdrammatizza le situazioni più truci con un umorismo ghignante a volte irresistibile. Un perfetto gioco d’incastri, dialoghi paradossali (il copione è di Tarantino con la collaborazione di Roger Avary per il soggetto), una buona direzione d’attori (Travolta e Jackson forse su tutti). La fotografia è di Andrzej Sekula; Danny De Vito è uno dei produttori esecutivi. Tarantino interpreta Jimmie, Pam Grier la sua fidanzata e Steve Buscemi è il sosia di Buddy Holly. Palma d’oro a Cannes nel 1994 e Oscar per la miglior sceneggiatura originale.